“È bello poter condividere i momenti importanti con chi ti vuole bene. Io lavoro per alzare queste coppe però al di fuori del tennis, c’è la vita vera”, le parole del tennista italiano che, terminata la finale dello Us Open, ha subito dedicato il trionfo alla zia malata
Uno si aspetterebbe un urlo liberatorio, anche se non è da lui. Perché dopo la vicenda doping e le dichiarazioni dei colleghi a riguardo (alcune di sostegno, altre meno, altre criptiche), vincere lo Us Open è come aver scalato una montagna con una zavorra addosso. Ma Jannik Sinner è glaciale, si tiene tutto dentro. Un mezzo sorriso, le braccia al cielo, la dedica alla zia. “Non sta bene: non so per quanto ancora l’avrò nella mia vita. È bello poter condividere i momenti importanti con chi ti vuole bene. Io lavoro per alzare queste coppe però al di fuori del tennis, c’è la vita vera”.
La vita vera. Perché il tennis è parte di lui, la sua passione, il suo lavoro. Ma fuori dal campo c’è la famiglia, in un paesino dell’Alta Pusteria, Alto Adige. Ci sono gli amici e i coach Darren Cahill e Simone Vagnozzi. C’è la fidanzata Anna Kalinskaya, che il nuovo re di New York si limita a voler abbracciare. Signor timidezza, profilo basso. Niente riflettori, niente telecamere o foto che farebbero il giro del mondo. Lei però si avvicina: bacio a stampo, il primo in pubblico. Jan, un po’, si scioglie. Così, la vittoria è più dolce.
Ci sono tutte queste cose, quelle importanti. E poi c’è il tennis, la finale sull’Arthur Ashe di Flushing Meadows contro il beniamino di casa Taylor Fritz e il tifo avversario di 24mila persone. Sinner sente la pressione, lo ammette dopo la semifinale vinta con Draper. “Ma è un privilegio”. Prerogative dei numeri uno. È saggio Jannik, per la sua età, 23 anni compiuti ad agosto. L’ultimo atto, lo gioca come sa. Non è al 100%, ma quest’anno nella Grande Mela non ce n’è per nessuno. Arriva un perentorio 6-3 6-4 7-5. Sgretola ogni record. Primo italiano a trionfare in due tornei del Grande Slam nello stesso anno, unico a portare a casa lo Us Open nel singolare maschile, tennista più giovane della storia a vincere in Australia e a New York nella stessa stagione. Numero uno ATP con 11.180 punti, 4.725 lunghezze da Zverev, secondo. Un’enormità.
Il regalo per lo straordinario cammino nei tornei oltreoceano? “Vagnozzi e Cahill avevano detto che, se fossi arrivato almeno in una finale dello swing americano, mi avrebbero dovuto regalare la Playstation 5”. C’è da scommettere che Jannik avrà la sua console. Anche lui ama i videogiochi, come tutta la Gen Z. D’altronde, è un ragazzo come tutti. Solo, con un talento innato per la racchetta e un’incredibile etica del lavoro. Antidivo, riservato, con la frase giusta per ogni occasione. Un campione all’antica, alla sua maniera, con tutto il tempo per scalare l’Olimpo del tennis. E diventare leggenda.
Foto in copertina e nell’articolo: @janniksinner