La serie, andata in onda con la terza stagione su Rai1, ha raggiunto ascolti straordinari e piace a tutti: dipinge la realtà attraverso una finzione che rimane spettacolo, ma fa sì che la gente si riveda nelle storie. E questo è il suo segreto
Dipingere la realtà attraverso una finzione che le si avvicina, la tocca, quasi si intreccia senza mai sovrastarla. La fiction rimane spettacolo, ma far sì che la gente si riveda nelle storie è lo strumento più potente della televisione. Doc Nelle Tue Mani ha fatto ancora centro, per la terza volta. E, di certo, non può essere più un caso. La serie piace a giovani, adulti, bambini: riunisce le famiglie. Un po’ per l’aspetto empatico ed emozionale, un po’ perché insegna che, anche quando niente sembra andare per il verso giusto, la scelta migliore è sempre vivere. O meglio, nascere: nel senso di venire alla luce, brillare, abbracciare l’esistenza.
Il dottor Fanti di Luca Argentero prima subisce, poi combatte le ombre e i mostri sepolti nella sua memoria (di cui ha perso gli ultimi 12 anni) per illuminarli, scacciarli. Perché ricordare può addolorare, ma è nel momento in cui accettiamo i nostri mali che impariamo a conviverci. E il segreto della fiction sta proprio nel conoscere le proprie debolezze e trasformarle in punti di forza. I protagonisti sono legati a un filo narrativo che li tiene insieme, ma poi si dirama per dare ad ognuno la possibilità di evolversi. Tutti affrontano problemi, insicurezze, paure. E, alla fine, per quanto questi possano provare a logorarli, i medici del policlinico ambrosiano, a cui ormai il pubblico di Rai1 è affezionato, ne escono più forti.
Merito di una sceneggiatura ben scritta, che dà spazio al costruirsi di amori, amicizie e ostilità, ma soprattutto a monologhi che diventano vere e proprie lezioni di crescita e maturità, per spiegare che, anche davanti a difficoltà insormontabili, c’è quasi sempre un motivo per sorridere. Gli ascolti confermano l’affetto del pubblico per un cast che negli anni è cambiato, mantenendo i suoi pilastri (da Argentero a Gioli, fino a Spollon, Lazzaro, Di Eusanio, Scifoni e Rossetti, con incursioni di Saurino, Grannò e Mazzieri) e dando al contempo spazio a giovani attori in rampa di lancio o già conosciuti per altre produzioni (nella terza stagione Cravedi, Wong, Giorgio).
Capitolo social, poi, che ha rafforzato ancor di più la potenza della serie, commentata su Instagram, dove la pagina ufficiale ha pubblicato diverse fra le clip più emozionanti, e su X, con molti meme e alcune toccanti riflessioni. Perché è vero, si parla di medicina, di malattie e anche di morte. E lo si fa trattando i temi con i guanti e omaggiando il personale sanitario. Ma, in fondo, Doc è una bella metafora della vita: che regala, toglie, delude. E che quando infila un ago sottopelle può far male, ma se guarisce ne sarà valsa la pena.
Foto in copertina e nell’articolo: @docnelletuemani