L’artista fiorentino si è esibito ieri al teatro Dehon di Bologna per la seconda tappa dell’anteprima del suo tour: ha scherzato, intrattenuto e cantato i propri successi senza barriere, né divismo
Una serata per sorridere, riflettere, sognare. Una band di amici e un ex professore di matematica che, nel potere delle sette note, ci crede eccome. “Vedevo i miei alunni scendere dall’autobus, al mattino, con gli auricolari nelle orecchie. Così, ho pensato che la musica potesse essere il miglior modo per entrare nei loro cuori”. Lorenzo Baglioni scherza, intrattiene, canta i propri successi. Dialoga con il pubblico come se conoscesse tutti da sempre. Niente barriere, nessun divismo. Al teatro Dehon di Bologna, “Canzoni a Colori” è un incontro di sensazioni, sguardi, emozioni. Ci sono tanti bambini, ma anche ragazzi, adulti, qualche anziano.
È la vittoria di chi crede che la scuola non sia solo una sfilza di banchi davanti a una cattedra, ma anche divertire, empatizzare, cogliere l’unicità in ognuno. “Il Baglio” si muove frizzante sul palco, gioca con le parole e il pentagramma: l’intimità del luogo lo aiuta. Si spengono le luci. Lo spettacolo inizia: l’artista, dietro le quinte, descrive il mondo che vorrebbe. Desideri e sogni: tra questi, insegnare che qual è si scrive senza apostrofo. L’atmosfera si riscalda, dunque, con L’apostrofo, seguita da Canto anch’io, “perché bisogna affrontare la vita con il sorriso e, a volte, basta solo spostare la prospettiva”. A seguire Il teorema di Ruffini e La Scuola è il Big Bang. Voce e musica, dal vivo. Baglioni (“non quello vero”, ironizza) è uno showman: chitarra in mano, dà originali consigli di lettura.
Spazio poi a Insieme, perché “io e mio fratello Michele abbiamo sempre sognato di partecipare allo Zecchino d’oro”. Il pubblico canta, ride tanto. Ma c’è tempo anche per riflettere con La tartaruga e il reggilattine e uno sketch sul cambiamento climatico. Baglio parla di lotta al razzismo e inclusione con Una coca cola con la cannuccia corta corta, poi ironizza sulla quotidianità con Siamo tutti uguali. Il pubblico a teatro si diverte: è coinvolto, attivo. In sequenza Non ti scordare di volermi bene per raccontare l’Alzheimer e Hashtag, per spiegare con vena umoristica i rapporti di coppia.
“Questa cosa può succedere a Bologna e a Firenze, non so in che altra città”, continua l’artista per introdurre il fratello Michele, con cui scrive le canzoni e intona Le Leggi di Keplero. Subito dopo, via all’ultima parte dello spettacolo con L’arome secco sé, una canzone sulla dislessia. Gran finale con Il congiutivo, con cui Baglioni ha partecipato a Sanremo Giovani nel 2018. Tutti la sanno, tutti la cantano: alcuni sono più timidi, di sicuro non i bambini. Lorenzo torna serio e, con una luce soffusa, riprende il monologo iniziale da dove lo aveva lasciato, ripercorrendo le tappe dello show. Poi, in un simpatico siparietto, finge che tutto sia terminato. Ultimi giri di orologio con Piuttosto che e il riassunto del 2023 in meno di due minuti e mezzo. Presentazioni finali alla maniera di Elio e Le Storie Tese, da cui Baglio ammette di aver “rubato” l’idea. Si spengono le luci, è sipario.
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Foto in copertina: @Lorenzobaglioni