Un prodotto che capovolge i canoni della serialità generalista, senza dimenticare di schiacciare l’occhio alla fiction all’italiana. E ricorda che “speciale” non è il diverso, ma chi è capace di trovare il proprio posto nel mondo
Trasformare la cecità in un vantaggio, vivere e vedere nel buio, dove gli altri fanno fatica anche solo a distinguere la propria sagoma. È, in estrema sintesi, la cornice di narrazione di Blanca 2, serie tv in sei episodi scritta da Francesco Arlanch e Mario Ruggeri e prodotta da Lux Vide in collaborazione con Rai Fiction, per la regia di Jan Maria Michelini e Michele Soavi. Andata in onda sulla prima rete nazionale dal 5 ottobre al 9 novembre 2023, è stata distribuita anche in streaming su Rai Play.
Liberamente tratta dai romanzi di Patrizia Rinaldi, è la storia di Blanca Ferrando (interpretata da una bravissima Maria Chiara Giannetta), una giovane donna che sfrutta la sua cecità per amplificare i quattro sensi rimanenti – e in particolare l’udito –, rendendoli un suo indiscusso punto di forza. Un talento, affinato dopo uno stage con la polizia e la risoluzione del mistero della morte della sorella (nella prima stagione), che le apre le porte del commissariato di Genova, dove la vicenda è ambientata, come consulente fissa. Ed è qui che, insieme all’ispettore Liguori (Giuseppe Zeno) e sempre accompagnata dal fedele cane-guida Linneo, Blanca trova la sua dimensione, in un susseguirsi di casi da risolvere, eventi e colpi di scena che si snodano tra la sua vita privata e, al contempo, la necessità di arrestare un terrorista che detesta e mette costantemente in pericolo le forze dell’ordine, battezzato dalla stampa come Polibomber (Stefano Dionisi).
Blanca 2 corre sugli stessi binari della prima stagione con un linguaggio semplice e diretto e un’attenzione meticolosa alla scrittura e alla psiche dei personaggi. Come nel caso di Sebastiano (Pierpaolo Spollon, attore di grande talento), uomo complesso, ossessionato da un amore impossibile per la protagonista e tormentato da fantasmi interiori. O in quello della stessa Blanca, sulla cui caratterizzazione si rispecchiano le due anime della vicenda: una ironica, leggera, divertente, l’altra più seriosa, cupa, complessa.
E questa, forse, è la vera forza del prodotto: capovolgere i canoni della serialità su rete generalista senza dimenticare di schiacciare l’occhio alla fiction all’italiana. Una ventata di novità – introdotta ormai da qualche anno e che sta cambiando il mondo dei contenuti pensati per il piccolo schermo – che coinvolge anche la regia. Michelini e Soavi, dunque, osano nella misura in cui inquadrature nuove, split-screen e incursioni nella mente della protagonista (ambiente nero e la sola attrice al centro della scena) rendono efficace la resa di emozioni, stati d’animo, consapevolezze e dubbi dei diversi personaggi.
Non è un caso che i diritti della serie siano stati acquisiti anche da Netflix. Perché Blanca intreccia dramma, commedia, poliziesco e thriller intercettando un pubblico trasversale ed eterogeneo, in un costante e mai banale equilibrio tra tradizione e modernità. E ancora, entra a gamba tesa nel cuore delle nuove generazioni, sottolineando l’importanza della salute mentale e dei legami sinceri, veri. E ricordando che “speciale” non è il diverso, ma chi è capace di trovare il proprio posto nel mondo.
Foto in copertina e nell’articolo: @luxvide