L’ultimo capolavoro di Nolan viaggia sul filo della sensibilità e della consapevolezza umana, fornendo gli strumenti per ricostruire una delle pagine più buie della storia ma non spiegando mai, fino in fondo, come usarli
Potente e diretto, con la forza dirompente del non dare risposte. Oppenheimer è un messaggio morale che sbriciola le pareti di un’aula di fisica per penetrare l’anima e la coscienza dello spettatore, lasciandolo in bilico sui propri dubbi. Non è un film di guerra, né d’azione. L’ultimo capolavoro di Nolan viaggia sul filo della sensibilità e della consapevolezza umana, fornendo gli strumenti per ricostruire una delle pagine più buie della storia ma non spiegando mai, fino in fondo, come usarli.
Forse perché, inizialmente, neanche il padre della bomba atomica sapeva davvero cosa la scoperta del nucleare avrebbe rivelato al mondo. Anche per questo, la pellicola ha il fascino e la complessità di una vicenda irrisolta. Pur conoscendo bene le dinamiche del secondo conflitto mondiale, il pubblico vive le perplessità e i drammi interiori di Oppenheimer – magistralmente interpretato da un Cillian Murphy in grande forma e sicuramente tra i prossimi candidati agli Oscar – senza mai poter pensare di avere in mano una soluzione definitiva. Empatizza con il protagonista, i cui occhi glaciali celano uno spirito tormentato e difficile con una mente geniale.
A capo del progetto Manhattan, il fisico ebreo vive nel limbo tra giusto e ingiusto: lavora instancabilmente ed esulta dopo il test dell’ordigno atomico (Trinity) nel deserto nel New Mexico; dopo il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, però, il senso di colpa lo divora. Sa di avere innescato una reazione a catena che con i calcoli che aveva chiesto tempo prima ad Einstein ha poco a che fare (“Ora sono morte, il distruttore di mondi”). Tutti hanno accesso al nucleare e lui è passato alla storia. Da quale parte lo decideranno gli altri.
Oppenheimer, però, non giudica. Racconta solo i fatti, suscitando nello spettatore interrogativi a cui, anche oggi, non sarebbe facile rispondere. Serviva davvero una bomba atomica per porre fine alla Seconda guerra mondiale? Ma soprattutto, con i tedeschi ormai in ginocchio, il Giappone si sarebbe arreso senza ulteriori spargimenti di sangue?
L’opera di Nolan vive sulla coscienza degli individui con una forza invisibile ma travolgente che induce a riflettere. Perché Robert J. Oppenheimer fu il padre della bomba atomica, ma alla sua ideazione e costruzione parteciparono fior fior di studiosi, fisici, politici e militari. E a ricordarlo e risuonare nella mente dello spettatore, al termine del film, sono le ultime parole di Einstein: “Se un giorno la perdoneranno non sarà per lei. Sarà per loro”.