La nuova serie di Rai1, prodotta da Picomedia, parla a giovani e adulti sfruttando il linguaggio della sensibilizzazione. Una storia che tiene con il fiato sospeso e rende ragione e giustizia al dire la verità
“Tu pensi che dire la verità ti distrugga. Invece, se trovi il coraggio di farlo, hai vinto”
Una storia di bugie e confessioni, amori apparentemente impossibili, rapporti complicati, dolore, rimorsi e lezioni di vita. Ma soprattutto il racconto di quanto dire la verità, anche quando si sta per raschiare il fondo della propria coscienza arrendendosi alle difficoltà quotidiane, sia sempre la scelta migliore. Lo insegna Vivere non è un gioco da ragazzi, la nuova fiction in onda su Rai 1 e prodotta da “Picomedia” (la stessa casa di Mare Fuori), capace di unire il mondo degli adolescenti a quello degli adulti attraverso un intrigante snodo thriller che tanto piace al pubblico.
Una serie che tiene con il fiato sospeso, girata con il chiaro intento di sensibilizzare sull’abuso di droghe e che racconta una guerra generazionale aperta e centrale nel dibattito pubblico. Lo fa a Bologna, una città diversa dalle solite (Roma, Napoli, Milano), ma forse lo sfondo perfetto per la vicenda. All’ombra delle due torri, nel centro del capoluogo emiliano, la fiction imbandisce una tavola di sofferenze, scoperte e adrenalina che incolla lo spettatore allo schermo. Gli elementi del teen drama ci sono tutti: dalla compagnia di amici del liceo, al difficile amore del protagonista Lele (Riccardo De Rinaldis Santorelli), di umili origini, per la bella Serena (Matilde Benedusi), figlia dell’élite bolognese, fino alle indagini per una morte – quella di Mirco, interpretato da Tommaso Donadoni – che funge da filo conduttore della trama e su cui si intrecciano le diverse storie dei personaggi.
Vivere non è un gioco da ragazzi, soprattutto se a dover fare i conti con la pericolosità delle droghe e le fragilità adolescenziali è un gruppo di 17enni alle prese con sensi di colpa, difficoltà e problemi di ogni genere. C’è chi combatte con le ristrettezze economiche della famiglia e finisce per spacciare (Lele), chi lotta con i propri mostri interiori (Serena) e chi con genitori che basano il loro rapporto su un pugno di menzogne (Pigi). La serie, che parla a giovani e adulti, pone un doppio problema: quanto si è disposti a sacrificare per la propria vita? E più di tutto, quali sono le conseguenze del silenzio di una comitiva di amici disposti a tutto pur di nascondere che facciano uso di droghe?
Diretta da Rolando Rovello e con un cast che accoglie, oltre agli altri, nomi come Nicole Grimaudo, Stefano Fresi e Claudio Bisio (nel ruolo inedito del commissario Saguatti, che segue le indagini), la nuova fiction di Rai Uno sfrutta un linguaggio al passo con i tempi, strizzando l’occhio anche a un pubblico più adulto. Tutto con la forza di un racconto che rende ragione e giustizia al dire la verità, che non distrugge, ma fortifica. E “se trovi il coraggio di dirla, hai vinto”. In fin dei conti, è proprio su questo che, tutt’oggi, si gioca la partita la più complicata.
Foto in copertina: Giulia Bertini PH