L’étoile della Scala ha danzato sulle note di “Blu Celeste”, dando vita, insieme a Blanco, a un’esibizione intensa ed emozionante
Intensa, piena di pathos, quasi struggente. L’arte parla il linguaggio delle emozioni e frantuma ogni barriera, anche la più invisibile. E Danza con me, un programma che respira arte, è ogni anno un successo. Intreccia storie diverse, insegna, fa riflettere. Tutto con una leggerezza e, al contempo, una profondità che colpiscono. A lasciare il segno, ieri sera, è stata anche l’esibizione di Blanco e Roberto Bolle i quali, tra specchi e fumo e accompagnati solo da un pianoforte (suonato da Michelangelo), hanno saputo brillantemente coniugare danza e canto.
Due generazioni diverse, ma che rincorrono le stesse speranze e desideri, combattono mostri interiori e custodiscono un forte senso di solitudine. Sentimenti che la penna del 19enne bresciano ha dipinto in Blu Celeste, il suo brano più intimo, che ieri ha cantato con un trasporto diverso dal solito. Forse con la consapevolezza di chi sa di condividere il palco con un’icona della danza mondiale. O forse con, in testa, l’immagine di una ferita ormai cicatrizzata. Parole ed emozioni che Bolle ha trasformato in danza, restituendone sofferenza, intensità e fragilità. Muovendosi tra gli specchi, l’étoile della Scala ha portato in scena rabbia, amore, desideri, sconfitte e vittorie che pervadono la canzone, trattandola con cura e delicatezza.
Un’esibizione che ha raccontato mondi e storie all’apparenza lontani e paralleli, ma che condividono le medesime esigenze comunicative. E l’arte ha la capacità di amplificarle, anche bucando uno schermo.