Oggi il via ai mondiali di Qatar 2022. Ma i retroscena dell’organizzazione sono da brividi…
“Oggi mi sento qatarino. Oggi mi sento arabo. Oggi mi sento africano. Oggi mi sento gay. Oggi mi sento disabile. Oggi mi sento un lavoratore migrante”. Con queste parole il presidente della FIFA, Gianni Infantino, ha esordito durante la conferenza stampa alla vigilia della prima sfida di Qatar 2022, fra i padroni di casa e l’Ecuador. Il numero uno del calcio mondiale ha espresso la propria solidarietà e il proprio sostegno verso le comunità Lgbtq+ e dei lavoratori. Poi, ha difeso fortemente la scelta di organizzare la competizione nella penisola araba: “Quello che sta accadendo in questo momento è profondamente ingiusto e le critiche al Mondiale sono ipocrite – ha dichiarato –. Per quello che noi europei abbiamo fatto negli ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci per i prossimi 3.000 anni, prima di dare lezioni morali agli altri. Queste lezioni morali sono solo ipocrisia”. Vero? Verissimo. Coerente? Non proprio.
Per la costruzione delle infrastrutture e degli stadi necessari a ospitare la competizione sono morte circa 6.500 persone. Un numero impressionante di vittime per un’edificazione in tempi record. Ma il gioco vale la candela? Assolutamente no. Mostrarsi solidali non restituirà i cari deceduti alle loro famiglie, né riporterà indietro le lancette. È un punto di partenza, ma non basta. Anche perché, sebbene la storia insegni, l’uomo non impara mai. Gli europei dovranno scusarsi per le atrocità commesse nel passato, ma cosa, o chi giustifica il ripeterle? Niente. Nessuno.
È il motivo per cui questo mondiale non avrà lo stesso sapore dei precedenti. E non per le esclusioni eccellenti, né a causa dell’ultimo, romantico assalto di Messi e Ronaldo al trofeo mancante da esporre in bacheca. Considerazioni sportivamente rilevanti, ma che coprono mediaticamente gli orribili retroscena dell’organizzazione. Inutile nasconderlo, bene ricordarlo: Qatar 2022 si giocherà e le ragioni sono sociali, politiche e soprattutto economiche. Il calcio è tutt’altro.
Se, un giorno, qualcuno vi chiederà di ricordare un mondiale particolarmente significativo, dimenticate i quattro trionfi dell’Italia, il talento di Pelè e Ronaldo “Il Fenomeno”, i dribbling di Ronaldinho, la Spagna di Casillas e la tradizione di Francia, Germania, Inghilterra e Uruguay. Parlate di Qatar 2022. Raccontate e spiegate i retroscena della competizione, affinché questa triste pagina di storia dello sport non venga cancellata da una punizione sotto la traversa o da un tiro decisivo all’angolino.