Sensibilità, discrezione e umanità, per una serie che tratta la salute mentale con grande delicatezza, senza mai sfociare in banalizzazioni ingiustificate dell’argomento
“I miei fratelli li chiamano pazzi, squilibrati. Piangono quando amano e ridono quando soffrono. Ma la vera pazzia secondo me è un’altra. La vera pazzia è non cedere mai. Non inginocchiarsi mai”.
Sensibilità, discrezione e umanità. Per trattare un tema come la salute mentale ci vogliono consapevolezza e responsabilità. E “Tutto chiede salvezza”, serie tv in sette episodi tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, vincitore del premio Strega Giovani 2020, è una finestra su un mondo di cui, purtroppo, si sente parlare ancora troppo poco. Con le malattie mentali non si scherza. E il messaggio dello sceneggiato arriva forte e chiaro, senza mai rischiare di sfociare in banalizzazioni ingiustificate dell’argomento.
La serie è ben costruita e pensata nei dettagli, non solo per le giovani generazioni, ma anche per chiunque lotti con il proprio “io” e abbia bisogno di conforto e forza d’animo. È un invito a non sottovalutare e trascurare i problemi di salute mentale – di cui occorre parlare senza timore –, tradotto nell’empatia che si crea tra spettatore e personaggi. Un coinvolgimento agevolato dall’alto livello di recitazione di Federico Cesari (astro nascente e promessa del cinema), interprete di Daniele Cenni, un ragazzo che combatte con le proprie fragilità e sente il peso della vita addosso. Forse il ruolo più difficile, ma decisamente riuscito. A completare il cast Vincenzo Crea, Andrea Pennacchi, Lorenzo Renzi, Carolina Crescentini, Ricky Memphis, Bianca Nappi, Flaure BB Kabore, Michele La Ginestra, Arianna Mattioli, Lorenza Indovina, Filippo Nigro, Raffaella Lebboroni, Fotinì Peluso, Vincenzo Nemolato e Alessandro Pacioni.
In una trama intrisa di dinamiche familiari, rapporti amorosi, amicizie, momenti di spensieratezza e dolore, confessioni, consigli, riflessioni interiori e confronti nasce “Tutto chiede Salvezza”. Un’emozionante carezza sul viso, con l’intensità di un pugno nello stomaco.