Il documentario, disponibile su Amazon Prime Video e girato in occasione del “Red Valley Festival” a Olbia, racconta dell’approccio degli italiani alla musica attraverso backstage dell’evento e interviste agli artisti più ascoltati dell’ultimo anno
Siamo davvero ciò che ascoltiamo? Forse. Ogni settimana, gli italiani ascoltano in media 19 ore di musica. Più di 120 minuti al giorno. Tuttavia, è sempre più utilizzato il termine “consumo” e, spesso, molti brani perdono valore a favore di streaming e numeri. È il messaggio che Amazon Prime Video vuole lanciare con “Red Valley: siamo quello che ascoltiamo”, un documentario di esibizioni, backstage e interviste ad alcuni tra i più ascoltati artisti dell’anno, tra i quali Marracash, Irama, Blanco, Pinguini Tattici Nucleari e Fabri Fibra, oltre ai manager Shablo e Paola Zukar.
Girato in occasione del Red Valley Festival, svoltosi a Olbia dal 12 al 15 agosto scorso, è un modo per riscoprire il valore dell’ascolto, in un mondo in cui un ideale malato di celebrità oscura la soddisfazione e il successo personale: “Siamo una generazione insoddisfatta. Abbiamo un grande problema con il successo, che è una cosa personale che ha a che fare con quello che rende felice – spiega Marracash –. Il successo oggi è guadagnare soldi e farlo vedere agli altri. Credo che i sogni delle persone siano diversi e che vivere il sogno comune fatto di successo faccia comodo ai potenti, ma renda infelici tante persone”. A fargli eco, Fabri Fibra: “È impossibile avere un rapporto sano con la celebrità. C’è troppo desiderio di rincorrerla. Non esiste, non ce l’hai mai veramente, però tutti la cercano”.
Un’arma a doppio taglio, che può dare alla testa o responsabilizzare. “Devi stare attento a ciò che dici e a come lo dici. Quando fai qualcosa devi esserne responsabile”, confessano i Pinguini Tattici Nucleari. L’arte influenza le masse e la musica, se ascoltata e compresa, ha il potere di plasmare le emozioni o assecondarle. “Una carriera geniale la fanno in pochi. Tutta la musica può essere bella. La differenza la fa qualcuno che ti racconta qualcosa profondamente. Emozionare gli altri significa emozionarsi in primis. Conosco artisti che se non soffrono non scrivono”, aggiunge Shablo.
Maledizione e, al contempo, benedizione. Fare musica è privilegio di pochi, consumarla di molti. E nell’industria discografica vi sono ancora evidenti disparità di genere. “Per una donna è più difficile avere successo. In Italia non è concepibile una donna che canti in modo un po’ trasandato e stonato perché il pubblico ha l’idea derivante dalla donna- angelo. Ed è una ca**ata – sostiene Riccardo Zanotti, leader dei Pinguini Tattici Nucleari –. È un problema mentale della gente e di un’industria che non cerca di spaccare il sistema. Qualche grande successo almeno c’è (come Madame o Ariete): spero questa cosa cambi e lo faccia nei prossimi 5-6 anni”. Un fenomeno che, purtroppo, è frutto del pensiero comune: “La musica al femminile non fa altro che rispecchiare la società”, ribadisce Paola Zukar.
E l’ascolto? “Abbiamo una libreria infinita e spesso si perde di valore dei brani”, commenta Irama. È la naturale conseguenza del progresso tecnologico: più piattaforme di streaming, più strumenti, più canzoni. “Dovremmo essere capaci di andare più in profondità nei brani. La musica è diventata prima di tutto intrattenimento e ci priviamo di una grossa fetta”; “La prendi, la consumi e non sai neanche cosa stai ascoltando”; “Esce così tanta musica ogni giorno che non sai più dove stai ascoltando. Una canzone ha molta meno vita”, sono le riflessioni dei Pinguini Tattici Nucleari, Shablo e Blanco. Siamo, dunque, ciò che ascoltiamo? Non proprio. Dedichiamo alla musica più tempo, ma meno attenzioni. Forse, allora, basterebbe ritornare ad “ascoltare”.
Foto Red Valley Festival