La penna e il calamaio del destino e una sceneggiatura da scrivere con l’inchiostro delle occasioni speciali. Una stretta di mano alla pallacanestro nella sua forma più pura e lo spettacolo di una finale da fuochi d’artificio. L’ultimo atto, ai nastri di partenza, è la sfida che i pronostici abbracciavano: Milano -Virtus. Uno scontro di talento, nervi, organizzazione e agonismo, disegnato sulle lavagnette di due allenatori d’élite della scena internazionale. Lo spot per eccellenza del basket italiano, incastrato in un vortice di sentimenti e sensazioni contrastanti: l’aspirazione al re-peat delle V nere e la voglia di rivincita delle scarpette rosse.
Un palcoscenico – quello delle finali – sul quale festeggiare trionfanti o rimanere impassibili, con una medaglia al collo e l’amaro in bocca, a un canestro dalla vittoria. Una estenuante e logorante serie (al meglio delle sette gare) che lascerà sul parquet, a giorni alterni, il sudore di una difesa asfissiante, il cinismo di un pick&roll ben eseguito o la magia di una tripla dolcemente accolta dalla retina. Un confronto a distanza tra due tifoserie calde, appassionate e artefici, nel corso della stagione, di coreografie meravigliose a supporto dei beniamini di casa. Si parte all’ombra delle due torri, nella cornice incantata di Basket City. Sarà ancora Olimpia-Virtus, capitolo secondo. L’ultimo meraviglioso sussulto del campionato.