Il processo è completo. O almeno così sembra. I fantasmi del decennio scorso sono incatenati nella prigione del ricordo e il presente appare roseo, come forse pochi avrebbero immaginato quando la città dell’amore fraterno, anni fa, era costellata di free agent senza fissa dimora. La fiducia che Philadelphia ha riposto nelle lancette del tempo ha dato i suoi frutti, sebbene alcuni addetti ai lavori abbiano spesso storto il naso di fronte allo scioglimento vistoso della squadra ai playoff. Le fondamenta del progetto di gloria della dirigenza si sono sgretolate in un’intesa, tra Embiid e Simmons, che non è mai decollata. Un meccanismo a prima vista perfetto che, se da una parte ha usurato e demolito le più ottimistiche aspettative, dall’altra ha regalato al centro camerunense il contesto giusto per maturare senza pressioni.La trade deadline ha offerto ora, a coach Rivers, le chiavi per ambire al titolo. In Pennsylvania è atterrato James Harden, aggiunta d’élite a un roster molto competitivo che, nello scambio con i Nets, ha “perso” solo Simmons, assicurandosi i servigi dei due gioielli di casa, Maxey e Thybulle. Il quintetto è potenzialmente uno dei migliori in NBA e l’assalto all’anello è dichiarato. Che sia solo una rivincita sul fato, giudice indiscusso della trepidante e indelebile gara sette contro i Toronto Raptors o l’atto finale del processo, sarà il parquet a decretarlo.
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Gabriele Scorsonelli
Ventidue anni. Il mare di Sicilia mi ha cullato e cresciuto. Laureato in Comunicazione all’Università di Bologna e studente della Scuola di Giornalismo "Walter Tobagi" a Milano. Amo musica, spettacoli, sport e scrittura. Curioso e folle sognatore. Collaboro con FQ Magazine de “ilfattoquotidiano.it”.