Sguardo assente, corsa poco elegante e ritmo blando. L’MVP in carica della lega è l’antieroe per eccellenza. Niente bicipiti, addominali scolpiti o elevazione soprannaturale. Solo puro talento e un’intelligenza sul parquet fuori da ogni logica. Nikola Jokic tiene la NBA nel palmo della mano come il pallone con cui è abituato a incantare. Tra una cavalcata e l’altra sui suoi amati stalloni, il lungo in maglia 15 si riserva di stregare il pubblico e dirigere l’orchestra d’attacco dei Nuggets. Gladiatore in campo e bonaccione fuori, il serbo sfodera, nelle interviste con la stampa, la sua sagace ironia, guadagnandosi così le simpatie di avversari, tifosi e appassionati. La spontaneità e la naturalezza degli atteggiamenti stupiscono e affascinano, scontrandosi con la concezione stereotipata dell’atleta serio e concentrato unicamente sui propri obiettivi. Jokic si abbuffa, cavalca e si diverte nei modi più disparati, senza curarsi troppo della forma fisica e allo stesso tempo domina la lega cestistica più blasonata del mondo. Sempre con la stessa imperturbabile faccia a metà tra il serio e la burla e senza mai una dichiarazione irrispettosa o toni canzonatori. Talvolta si lascia trasportare dalle emozioni e il perfetto equilibrio del suo animo si rompe. Poco male. Si traggono lezioni benefiche anche e soprattutto dagli errori di condotta. L’ultima vittoria dei Nuggets porta la sua firma. Un passaggio skip a due mani da sopra la testa, raddoppiato, allo scadere, per trovare Gordon libero in angolo dall’altra parte del campo, è l’ennesima magia griffata Nikola Jokic dopo un match da 49 punti e tripla doppia. Disgustosamente talentuoso e unico: l’MVP.
Total
0
Shares
Gabriele Scorsonelli
Ventidue anni. Il mare di Sicilia mi ha cullato e cresciuto. Laureato in Comunicazione all’Università di Bologna e studente della Scuola di Giornalismo "Walter Tobagi" a Milano. Amo musica, spettacoli, sport e scrittura. Curioso e folle sognatore. Collaboro con FQ Magazine de “ilfattoquotidiano.it”.