Statura media, ventisette anni, padre di due figli. Il ritratto di un onesto lavoratore che rincorre il sogno americano, bazzicando tra il Canada e gli innumerevoli stati a stelle e strisce. Gli stereotipi, però, sono nati per essere abbattuti e Fred VanVleet è il rovesciamento paradossale del cliché. L’opportunità di una vita, dopo il rovinoso draft del 2016, durante il quale non venne selezionato, è germogliata nella terra dei grandi laghi. Come un fiore su un terreno roccioso, l’attuale leader dei Raptors ha aspettato sapientemente e con pazienza il momento per sbocciare.E non sono solo i numeri a sbalordire. Fred è un concentrato di intelligenza, talento, consapevolezza, sacrificio ed etica. Una persona “normale”, specchio della quotidianità da cui tutti scappiamo, ma che lui ha saputo trasformare nell’eccezione che conferma la regola. In fondo la normalità è badare alla propria famiglia, vivere dignitosamente e inseguire la felicità. Con una palla a spicchi, un sogno e cogliendo l’attimo fuggente, VanVleet ha raggiunto la sua. Mattone dopo mattone, prestazione dopo prestazione. Elogio e ammirazione sono la naturale conseguenza di un percorso di vita e un corpo distante dall’ideale del superuomo NBA. Quella di Fred non è la favola di un bambino che ha fatto a pugni con la povertà, né la novella di un figlio d’arte straricco, nato con la palla da basket in mano. È un racconto come tanti altri. E anche nell’ordinarietà si trova la bellezza.
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Gabriele Scorsonelli
Ventidue anni. Il mare di Sicilia mi ha cullato e cresciuto. Laureato in Comunicazione all’Università di Bologna e studente della Scuola di Giornalismo "Walter Tobagi" a Milano. Amo musica, spettacoli, sport e scrittura. Curioso e folle sognatore. Collaboro con FQ Magazine de “ilfattoquotidiano.it”.