Due anni di calvario, in un silenzio mediatico assordante e una stoica contemplazione del tempo che riflette il suo essere. Un infortunio beffardo ha privato la lega e gli appassionati di un arciere silenzioso, collante ideale e uomo spogliatoio nella “tormentata gioia” della baia, predicata da Steve Kerr. Klay Thompson è a un passo dalla redenzione. L’implosione del suo crociato è coincisa con l’ultimo sussulto di gloria di Golden State. Una dinastia giunta al capolinea. Un’orchestra sinfonica crollata insieme al suo violino più composto ed elegante, indispensabile spartiacque tra il collasso e una macchina della vittoria senza imperfezioni. L’interminabile assenza dal parquet è un pugno doloroso alla sua brillante capacità di crivellare la retina, anche senza palleggiare né spettacolarizzare il gioco. A breve il campo gli riconsegnerà la chiave per reinventarsi e sgusciare via dalla prigione del tempo. Un ritorno al futuro, nella casa del Chase Center che non ha mai conosciuto, ma che gli appartiene fortemente. Davanti alla sua gente e all’incanto della baia di San Francisco. Una passerella trionfante, rivincita per ciò che il destino gli ha tolto. La solita placida calma e il dente avvelenato. Klay cammina sulla strada di casa. E restituirà tutto al fato. Con gli interessi.
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Gabriele Scorsonelli
Ventidue anni. Il mare di Sicilia mi ha cullato e cresciuto. Laureato in Comunicazione all’Università di Bologna e studente della Scuola di Giornalismo "Walter Tobagi" a Milano. Amo musica, spettacoli, sport e scrittura. Curioso e folle sognatore. Collaboro con FQ Magazine de “ilfattoquotidiano.it”.